BITCOIN, quanto mi costi e quanto inquini!
Lo sapevate che l’uso dei Bitcoin richiede elevati consumi energetici e di conseguenza elevati livelli di inquinamento ambientale?
Il problema è talmente sentito che gli scienziati stanno lavorando a nuove alternative al bitcoin in modo da utilizzare trascurabili quantità di energia.
In tale scenario, i nuovi algoritmi proposti appaino sicuri come le blockchain, ma più semplici, veloci e più efficienti dal punto di vista energetico.
In particolare un’alternativa a energia quasi zero al Bitcoin ed altre criptovalute basate sulle blockchain che promette elevata sicurezza ma velocità molto maggiori, è attualmente in fase di sviluppo in Europa, secondo un nuovo studio.
Le criptovalute come i Bitcoin sono valute digitali che utilizzano la crittografia per proteggere e abilitare le transazioni finanziarie tra individui, rendendo inutili intermediari di terze parti come banche o società di carte di credito. L’esplosione di interesse per i Bitcoin l’ha resa per anni la valuta in più rapida crescita al mondo.
Tuttavia, una delle principali debolezze del Bitcoin sono le straordinarie quantità di energia che richiede ed il riscaldamento globale causato dalle enormi quantità di anidride carbonica che emesse di conseguenza. Secondo quanto riferito, il Bitcoin ha un consumo globale di elettricità che si avvicina a quello dell’intera nazione austriaca e un’impatto globale da anidride carbonica paragonabile a quello della Danimarca. Nel cercare approcci alternativi alla criptovaluta, gli informatici hanno notato che il documento del 2008 che per primo descriveva i Bitcoin spiegava che il cuore del protocollo sta nella prevenzione della doppia spesa. Questo potenziale difetto in qualsiasi sistema di cassa digitale consentirebbe a una moneta digitale di essere speso più di una volta.
Per risolvere questo problema, il Bitcoin trasmette messaggi a tutta la sua rete per ottenere da tutti una conferma di ogni transazione, il tutto per evitare che i cosiddetti “bizantini” malintenzionati possano “tradire”. Il Bitcoin raggiunge tale consenso implementando una blockchain, che è un libro mastro sicuro di tutte le transazioni nel sistema gestito dalla sua comunità di utenti anziché da qualsiasi intermediario come una banca. Affinché le blockchain raggiungano il consenso sulla validità di tutte le transazioni, gli utenti devono eseguire attività di elaborazione complesse e ad alta richiesta energetica. D’altra parte le molte altre criptovalute sviluppate dopo l’emergere dei Bitcoin sono anch’esse basate generalmente sulle blockchain.
Tuttavia, alcuni scienziati della Federal Polytechnic School of Lausanne in Switzerland sostengono che Bitcoin e altre criptovalute basate sulle blockchain sono essenzialmente eccessive. Suggeriscono che risolvere il problema della doppia spesa non richiede il complesso compito di raggiungere il consenso. Al contrario, possono essere sufficienti algoritmi molto più semplici, più veloci e meno dispendiosi in termini di energia. Gli ultimi algoritmi che gli scienziati hanno sviluppato trasmettono messaggi su ogni transazione in modo simile ai pettegolezzi: un utente racconta la transazione ad un piccolo gruppo di utenti i quali ne informano altri, e così via, con il messaggio che si diffonde a un numero crescente dei partecipanti al sistema in modo esponenziale. Quando si tratta di miliardi di utenti, bastano poche decine di cicli di comunicazione affinché un messaggio raggiunga qualsiasi altro membro del sistema, affermano i ricercatori.
Invece di cercare il consenso di tutti i partecipanti al sistema per ogni transazione, gli algoritmi controllano se un campione casuale di utenti ha ricevuto messaggi su ciascuna transazione. Se questo campione è sufficientemente grande, la possibilità che gli aggressori malintenzionati possano ingannare il sistema, nel pensare che si sia verificata un’altra transazione, è abbastanza ridotta da garantire che tali attacchi non si verifichino mai per tutta l’età dell’universo, affermano i ricercatori. I ricercatori affermano che i loro algoritmi senza consenso non sono solo sicuri, ma consumano anche quantità trascurabili di elettricità, con transazioni che richiedono sia l’energia che lo scambio di e-mail.
Secondo i ricercatori il metodo è decisamente meno dispendioso in termini energetici rispetto al metodo impiegato per Bitcoin. Inoltre gli algoritmi senza consenso proposti generano solo pochi grammi di anidride carbonica per transazione, rispetto a una stima di 300 chilogrammi per una transazione Bitcoin. E ancora, mentre il protocollo Bitcoin originale ha impiegato fino a un’ora per confermare se una transazione sia stata eseguita correttamente, gli algoritmi proposti dal team svizzero possono farlo in meno di un secondo.
Gli algoritmi non potranno solo essere applicati alle valute, ma potranno anche aiutare a trasferire in modo sicuro la proprietà di qualsiasi altro tipo di risorsa. Si stanno inoltre studiando quanto questi nuovi algoritmi possano essere efficaci rispetto ad altri tipi di transazioni che le blockchain sono in grado di realizzare, come l’implementazione di “contratti intelligenti”. Si tratta nello specifico di alleanze in cui i partecipanti accettano di svolgere un compito basato su una serie di condizioni. Gli scienziati sono ora impegnati nel convertire il loro prototipo oltre la fase del prototipo dal momento che sono arrivate importanti sponsorizzazioni da parte dell’Unione Europea per cercare di implementarlo su larga scala, anche perché è intenzione dei ricercatori rendere questo approccio open source dando a chiunque la possibilità di scaricarlo ed utilizzarlo e verificarne le potenzialità.
E’ tutto!
Alla prossima news!
Lo staff di Corsi Consulenze NPR